Il trattamento che definiamo di cromatura ha l’obiettivo di conferire un livello di difesa superficiale ad un oggetto di ferro o di acciaio. A tale scopo, il manufatto viene rivestito completamente di cromo, elemento scelto per la sua tipica durezza e resistenza alla corrosione e all’abrasione.Esistono diverse procedure per applicare la cromatura ad una superficie metallica, a seconda del tipo di lavoro da svolgere:
– Procedimento Galvanico
Il processo galvanico è caratteristico di quelle situazioni dove si ha un oggetto di ferro o di acciaio che, durante l’utilizzo, si è usurato e ha perduto una frazione della sua superficie, il che lo ha reso inefficace a svolgere la sua funzione. La cromatura, in questo caso, ha oltre allo scopo di difendere l’utensile anche quello di ripristinarne lo spessore; grazie alla caratteristica durezza del cromo, dopo una rettifica del pezzo questo è adatto al riuso e quindi nuovamente fruibile. Un modello d’utilizzo di questo metodo si ha nell’industria laterizia, dove gli stampi per l’estrusione dell’argilla presentano parti mobili che sono sottoposte a sfregamento continuo con l’impasto di terra ad alte pressioni e ne vengono usurate severamente, per riportarle a piena funzionalità.
– Processo tradizionale
La cromatura di tipo tradizionale è un procedimento composto da una serie di svariati bagni in soluzioni diverse, nelle quali i pezzi da cromare vengono immersi successivamente. I primi di questi bagni hanno lo scopo di sgrassare e di pulire i pezzi; comunemente, per tale funzione si sceglie una soluzione elettrolitica di acido cloridrico o di soda caustica, a cui si fa seguire una serie di lavaggi. In seguito, i pezzi sono immersi in una soluzione elettrolitica di nichel, nella quale sostano lungamente per creare un primo rivestimento di questo metallo, che ha lo scopo di uniformare la superficie del manufatto a livello microscopico per facilitare la successiva adesione del cromo, dopodiché vengono nuovamente lavati.Come tappa terminale del processo, si sottopone la batteria di pezzi da cromare ad un bagno definitivo, appunto in soluzione elettrolitica di cromo. Lungamente, a questo scopo si è utilizzato in via quasi esclusiva il cromo esavalente, mentre oggi, per motivi ecologici, si usa sempre più spesso il cromo trivalente, che pare infligga meno danni all’ecosistema. In questa fase può essere inserito anche un ultimo bagno in oli particolari, che generano sulla superficie una uniforme distrbuzione di microbolle, il cui risultato è un aspetto opaco anziché lucido come tipico nelle cromature. Questo genere di processo trova, ad esempio, considerevole applicazione nell’industria dell’arredo.
– Cromatura “flash”
A differenza dei processi descritti finora, questo procedimento permette di depositare solo strati molto sottili di cromo, compresi fra 0.003 e 0.007 mm di spessore. D’altro canto, tuttavia, il pezzo così trattato non richiede rettifica successiva, e l’intera procedura è alquanto rapida, permettendo produzioni anche di 300-400 pezzi l’ora, in piccole vasche. La produzione richiede, però, correnti molto elevate. Trova grande uso nella lavorazione di piccoli particolari, come le valvole di aspirazione dei motori. Riassumendo, la cromatura offre evidenti vantaggi nella protezione dalla corrosione e nell’aumento significativo della durezza, molto vantaggioso in campo meccanico; d’altro canto, il trattamento può far rimanere delle tensioni superficiali nello strato di cromo che finiscono con l’indebolire la forza generale del pezzo, e una copertura imperfetta, o che si rompe anche con una piccola crepa, porta una immediata e intensissima corrosione localizzata del ferro o dell’acciaio sottostanti – come accade spesso sui dettagli cromati delle automobili.)